Ex vertici di Bpel, l'azione di responsabilità di Santoni passa a Bankitalia

Le risorse potrebbero essere usate a risarcimento degli obbligazionisti. Richiesta di 300 milioni a carico di 35 ex amministratori: ma nessuno ha pagato nulla. Partiranno le cause risarcitorie

Le proteste davanti al tribunale

Le proteste davanti al tribunale

Arezzo, 27 luglio 2016 - Trecento milioni chiesti dal liquidatore della vecchia banca Etruria Giuseppe Santoni a 35 amministratori dell’istituto finito in risoluzione: azione di responsabilità che va a colpire i componenti di tre diversi consigli di amministrazione e dei collegi sindacali oltre alla società di revisione PriceWaterhouse Coopers. La lettera di Santoni era stata inviata il 17 marzo scorso. Nessuno ha versato (la cifra divisa per 35 fa 8,5 milioni a testa) e il liquidatore si appresta a presentare la documentazione di Bankitalia ad agosto per poi proporla al tribunale die mettere in moto la causa risarcitoria.

L’azione di responsabilità, come ha riportato La Stampa, dovrebbe essere però spostata da Banca Etruria a Bankitalia o al Fondo Interbancario, escamotage che potrebbe permettere di utilizzare i fondi eventualmente ricavati (e il grosso potebbe arrivare dalla società di revisione) a ulteriore risarcimento per gli obbligazionisti. Se l’azione rimanesse in capo alle nuove banche i futuribili incassi sarebbero nella totale disponibilità degli acquirenti degli istituti risanati. Si parla peraltro di un incasso che arriverà in tempi molto lunghi.

L’azione di responsabilità che riguarda la vecchia Bpel è più indietro delle altre. 35 per Bpel, i colpiti che avrebbero dovuto versare la cifra entro 30 giorni dalla  lettera. Tra loro c’è quello che fu l’intero il gruppo dirigente di Banca Etruria: l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, i suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, la figura chiave del caso mediatico-politico, l’ex direttore generale Luca Bronchi, l’ex presidente Giuseppe Fornasari con i suoi vice Giovanni Inghirami e Giorgio Guerrini. Per tutti accuse pesanti: «Aver concorso in modo commissivo e/o omissivo nelle gravi irregolarità di gestione di Bpel».

Il commissario si riserva il diritto di chiedere la revoca in tribunale di eventuali atti di vendita dei beni di ciascuno. I 35, insomma, non sono più liberi di disporre del loro patrimonio.